TRAMA

Siamo nel 1952. Eilis Lacey è una timida ragazza irlandese che decide di emigrare negli Stati Uniti per trovare lavoro, lasciando l'amata sorella e la madre. Devastata dalla lontananza di casa, cerca di mantenersi sempre in contattato via lettera con i familiari e va a vivere in un convitto femminile, adattandosi piano piano alla nuova vita. Trova lavoro in un grande magazzino dove con impegno riesce a diventare una delle commesse più brave e nel frattempo frequenta un corso serale per diventare contabile. Un giorno, a un ballo irlandese, incontra Tony, un ragazzo italiano gentile ed educato che si innamorerà di lei. Ma un'improvviso contrattempo fa tornare Eilis in Irlanda, a casa, dove viene improvvisamente considerata una viaggiatrice intrepida e viene lodata e richiesta da tutti. Decidere cosa fare e se tornare in America non sarà facile.  

RECENSIONE

Ennesima volta in cui Saoirse Ronan, un prodigio della recitazione, è la protagonista incontrastata di un film. Basta lei a compensare le mancanze o a trasportare lo spettatore nel suo mondo dietro allo schermo quando la pellicola stessa non ci riesce, anche se c'è da dire che Brooklyn non ha bisogno d'aiuto, essendo di per sé un film molto bello. La particolarità di questa pellicola non è la storia in sé, e nemmeno i dialoghi, ma la delicatezza che traspare in ogni inquadratura, una delicatezza che pervade ogni istante del film, fino alla fine. È la protagonista a distribuire questa sensazione, che piano piano si riflette su ogni cosa, propagandosi e infiltrandosi in tutte le scene. Eilis è una ragazza timida ma sveglia, che va dall'altra parte del mondo per cercare lavoro e costruirsi una vita senza gravare sulle spalle della famiglia. Per la prima volta in vita sua affronterà un viaggio lungo e la mancanza della sorella e della madre la faranno soffrire, eppure riuscirà a realizzarsi, a trovare un lavoro e a frequentare un corso serale per diventare contabile, il suo grande sogno. Maturerà, e imparerà ad amare la nuova città in cui si è trasferita e incontrerà un ragazzo italiano che le donerà il suo cuore. La loro storia d'amore è morbida e delicata come tutto il resto, e mi ha davvero sorpresa quanto un sentimento così spontaneo, sincero e genuino possa trasmettere molto più che i grandi amori travolgenti rappresentati in altri film. Il titolo, poi, non rappresenta solo il luogo dove la protagonista è andata a trasferirsi, ma è come se fosse un avvertimento che lì ogni cosa cambierà, e così Brooklyn non è solo il nome di una città, ma rappresenta anche il nome di una svolta, di un'opportunità che ti cambia la vita. Ho apprezzato molto anche la scelta di far  tornare momentaneamente Eilis a casa proprio quando Brooklyn sta diventando per lei un luogo confortevole, è una svolta che ci permette di vedere ancora di più di che pasta è fatta questa ragazza, facendoci intraprendere un viaggio molto più profondo nella sua personalità. Per questo motivo la sua visione riesce a trasmettere quanto il cambiamento possa far paura, ma anche che potrebbe portare a conseguenze inaspettate, che mai avremo immaginato, perché distanti dalla visione che avevamo, eppure ugualmente belle. È come se il film ci dicesse: “osa, non aver paura di sbagliare, buttati anche se non è quello che hai sempre desiderato, forse potresti trovare comunque la felicità!”

Una curiosità: il film è l'adattamento cinematografico del romanzo di Colm Tóibín.