Ellen ha vent'anni e alle spalle una situazione familiare non delle più rosee, anche se ha una sorellastra che la sostiene e le vuole molto bene. Ossessionata dal peso, soffre di anoressia, e calcola in continuazione le calorie dei cibi che si ritrova nel piatto, riducendosi a mangiare solo qualche boccone. Dopo che la sua famiglia l'ha sottoposta a tutte le cure possibili, decidono di fare un ultimo esperimento e la iscrivono a una terapia con un dottore molto particolare che la ricovererà per sei settimane in una casa abitata da altri ragazzi e ragazzi nella sua stessa condizione. L'originalità della cura e il carattere del medico sono la sua ultima possibilità, e se anche gli inizi saranno duri, riuscirà a confrontarsi con gli altri ragazzi.
RECENSIONE
Il film è incentrato su una ragazza anoressica che non sente ragione di mangiare, e del suo percorso verso una svolta. Come avrete intuito, il tema è molto delicato, e non è certo una cosa che viene rappresentata tutti i giorni. Fino all'osso, il cui titolo originale è “to the bone”, mi è piaciuto molto, anche se non penso sia stato sviluppato al massimo delle sue potenzialità. Secondo me si poteva fare molto di più, dare una spinta più emotiva al film e curare di più i rapporti della protagonista con chi gli stava attorno, ma rimane il fatto che è stata comunque un ottima visione. Lily Collins è stata brava nel ruolo, l'attrice ha sofferto davvero di anoressia quando era adolescente (ha addirittura scritto un libro a riguardo, “Senza filtri: nessuna vergogna, nessun rimorso, semplicemente io”) e per questa parte cinematografica è tornata un po' alle origini, perdendo davvero tanto peso per rappresentare al meglio il disturbo di Ellen, la protagonista. Una scelta non scontata e coraggiosa per una ragazza uscita dal tunnel della magrezza che deve raccontare al mondo quell'inferno tornando magrissima. Sicuramente il suo corpo è di grande impatto visivo, ma anche le sue azioni, i suoi pensieri e quelli degli altri malati come lei sanno arrivare al cuore, così come i discorsi dei suoi familiari riescono a infrangere le barriere. Una cosa che però mi ha parecchio delusa è stato il finale: semplicemente il film si ferma, quando un cinque o dieci minuti in più non avrebbero guastato. Non ho mai amato i finali frettolosi, mi piace andare a fondo nelle vicende dei personaggi e vedermi privata di quei momenti mi distrugge sempre. Avrei voluto con tutta me stessa osservare ancora un po' di vita di Ellen, vedere cosa faceva, come interagiva con gli altri e soprattutto con Luke, un ragazzo a cui mi ero affezionata, e invece nulla, cala il sipario e io rimango a mani vuote. Davvero un vero peccato, un'occasione lasciata sfuggire di mano. Ma torniamo a noi. Nel ruolo di dottore troviamo un inedito Keanu Reeves, che è quasi irriconoscibile lontano da ruoli di azione e violenza, quindi una vera novità. Nel complesso, ordunque, vi consiglio fino all'osso, perché è un dramma forte nonostante i suoi multipli difetti, che riesce comunque a entrare a fondo in una storia personale e in un'ossessione per il cibo che sicuramente potrebbe aiutare molte persone con gli stessi problemi, oltre che a essere un film piacevole e particolare, adatto a tutti.