Quando il fratello per amore rinuncia al trono, Giorgio VI deve per forza salire come nuovo re inglese, anche se avrebbe preferito evitare questo ruolo. Gravato da una forma importante di balbuzie e quindi considerato inadatto a essere re, Giorgio, su suggerimento della moglie, chiede aiuto a un poco ortodosso terapista del linguaggio di nome Lionel Logue, il quale, grazie a metodi e tecniche mai viste prima e di certo inusuali, riesce prima tiepidamente e poi con più vigore a guadagnarsi la stima del re, il quale riuscirà, finalmente, a fare dei progressi e proverà una volta per tutte a superare i suoi problemi che lo affliggono da sempre.
RECENSIONE
La prima volta l'ho visto in lingua inglese con sottotitoli in inglese, e già così aveva conquistato una bella fetta della mia attenzione, dopodiché l'ho recuperato qualche tempo dopo in italiano, e ciò ha sancito il mio amore indiscusso per questo film, tanto che mi ritrovo ora a volerlo vedere almeno una volta all'anno, per ricordarmi quanto sia bello e per gustarmi un Colin Firth fenomenale in uno dei ruoli più azzeccati della sua carriera, dove lo si può vedere in una magistrale interpretazione che gli ha portato tanta fortuna (un premio Oscar, per intenderci). Il film non si limita a buttare giù una trama, ma ricalca con fervore fatti realmente accaduti, una biografia che per qualità, storia e personaggi riesce a rimanere speciale anche dopo anni. La storia della monarchia inglese mi è sempre interessata, sia del passato che del presente, e l'affresco che il discorso del re compie per quanto riguarda l'ascesa al trono del papà della futura regina Elisabetta, re Giorgio VI, è senza tempo, affascinate e incredibilmente coinvolgente, emozionante e, a mio parere, elettrizzante per quanto i fatti vengono rappresentati con una maniacale perfezione. Il film ruota con energia attorno a quello che era il problema principale di Giorgio: le balbuzie. Comparivano soprattutto quando doveva fare un discorso, ed erano particolarmente devastanti, tanto che non riusciva a comunicare nulla e si impappinava. Così, a causa dell'inaspettato corso della storia, il "ruolo" di re va proprio a lui dopo la rinuncia da parte di suo fratello del titolo, e per forza di cose o, per meglio dire, obbligatoriamente, subisce l'aiuto di uno specialista che lo spingerà a combattere questo difetto di pronuncia. Tutto qui? Vi sembra poco? E invece non è così, perché se anche a una prima lettura della trama il film non vi sembra interessante, vi sbagliate, perché questa particolare storia ha tutti, ma davvero tutti gli ingredienti per sbaragliare la concorrenza, e questo fatto l'ha trasformata in un classico, un'avventura coi fiocchi che rientra decisamente in quella categoria di pellicole da vedere almeno una volta nella vita, assolutamente e necessariamente, ne va della propria salute mentale, perché è così che deve essere un grande film, un esempio inestimabile, una prova della grandezza e un modo per confrontare tutte le altre pellicole che prima di aver visto questa ci sembravano “belle”. Il discorso del re, inoltre, ha convinto la critica e ha messo d'accordo tutti, situazione che gli ha permesso di essere candidato ai più disparati premi e riconoscimenti (davvero tantissimi, una specie di record per un film) tra i quali i più importanti. Ha infatti vinto ben quattro premi Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale. Non manca niente a questa pellicola, e ciò non la rende perfetta, ma straordinaria.