1967. Santo Russo, un adolescente calabrese, si trasferisce con il fratello minore e la madre a Buccinasco, fuori Milano, per raggiungere il padre ex membro dell''ndrangheta. Incolpato per un furto non commesso, Santo finisce al carcere minorile Beccaria dove stringe una forte amicizia con il suo compagno di cella Salvatore detto "Slim", anche lui di origini calabresi. Da qui in poi, i due, con l'aiuto di un terzo amico, iniziano ad organizzare rapine, non solo a Milano, ma saranno protagonisti anche di una violenta rapina a Mede, nel cuore della Lomellina, fingendosi 3 carabinieri. Tra gli anni '70 e '80, Santo Russo diventa un vero e proprio "imprenditore" della mala, riuscendo ad arricchirsi grazie a vari traffici loschi nel settore edile e delle costruzioni, e grazie alla droga. Fedifrago, omicida, e sequestratore… in poche parole, davvero spietato.
RECENSIONE
Santo Russo, spietatissimo, e criminale con la C maiuscola. Un ragazzo calabrese che nell'arco di vent'anni riesce a farsi spazio nel mondo della malavita milanese fino a raggiungerne la vetta. Ma come nella droga, dopo la fase "up" c'è la fase "down": infatti, nella prima parte del film si susseguono una dopo l'altra le varie violenze, le rapine e le uccisioni. Successivamente invece, il film (senza tralasciare altri misfatti compiuti), dà più spazio alle vicende concernenti il matrimonio tra Santo e Mariangela. Lui che tradisce lei, lei che cerca un aiuto dalla fede in Dio, la bella francese Annabelle che diventerà l'amante di Santo, ma inconsapevole di chi il suo partner è realmente, la droga e la morte, la paura di essere fatto fuori e infine, la confessione. "Lo spietato" riesce a rappresentare piuttosto bene gli anni passati attraverso i luoghi e i costumi. Degna di nota quindi, la ricostruzione e le colonne sonore tipiche dei film gangster anni '70. Non aspettatevi però un film drammatico e serio al 100%, l'ironia e alcune scene da commedia sono presenti.